SORVEGLIANZA SANITARIA ?
L’
articolo di
questo mese sarà particolarmente inutile, nel senso che purtroppo non
sarà in grado di offrirvi alcun aiuto:
non è colpa mia, ritengo sia colpa ancora una volta di chi detta
le norme che il più delle volte non è il politico ma il
tecnico ministeriale,
(salvo poi che quella norma viene avvallata con la firma dal politico e
quindi anche questi non ne sia esente da responsabilità).
Mi auguro che saranno più utili gli articoli dei mesi prossimi.
Partiamo da un esempio di ciò che ultimamente
mi arriva come aggiornamento professionale:
“Come adattare competenze e mindset per lo smart
working seguendo il modello del Lifelong Learning: competenze e approcci da
sviluppare.
Se,
forse, ormai è chiaro cosa sia davvero lo Smart Working (vedi articolo
correlato) che cosa serva per implementarlo in azienda e per essere
uno smart worker provetto, ancora è da chiarire.
Lo Smart Working
non è Remote Working. Viceversa, sì.
Seedble, azienda pioniera dello Smart
Working dal 2012, ha raccolto una serie di spunti su questo argomento in uno
dei suoi Digital Meeting, in cui viene spiegato come adattare competenze e mindset per lo smart working. Il modello da seguire e
a cui tendere è quello del Lifelong
Learning, ossia un formazione
continuativa che facilita la condivisione e trasferimento di know-how e competenze,
elementi essenziali per introdurre lo smart working in una organizzazione”.
Le stese parole “know-how” mi mettono in fibrillazione (ci ho già dedicato un quasi-articolo), il resto poi è come se un Keniano mi leggesse la Divina Commedia in armeno.
Le frasi grammaticamente e lessicalmente si capiscono, ma non se ne capisce la finalità....
Stiamo buttando via il nostro tempo.
Vorrei un po’ di aria.
Giunto a questi 65
anni di età (e sulla soglia della pensione) vorrei un po’ di aria.
Quell’ aria che
accarezza le vele, che fa vibrare il sartiame come una corda di violino, che
entra nei lobi delle orecchie e ad occhi chiusi ti fa capire a che andatura
stai navigando.
Quell’ aria che
riesce a farti realizzare il vero sogno di libertà, quell’ anarchia che ti
permette di godere di fare ciò che vuoi nella consapevolezza di non violare i
diritti di nessun altro.
Il vero sogno di libertà, quella vera, perché
la vivi con la coscienza a posto, mica una stupidata!
E’ l’ aria che ho
respirato quando ci hanno permesso di ritornare per strada dopo l’ emergenza
della pandemia.
Ricorderò quella
piccola segregazione.
Ricorderò le
tinteggiature alle pareti della casa, le mani di antiruggine allo stenditoio e
alla scaletta, le zappature al giardino per farlo diventare un orto, le semine
e le innaffiature, la premura quasi paterna verso i germogli di insalata e
fagioli, la sorpresa ogni mattina nel contarne un nuovo nato, la scoperta di una
nuova lotta contro gli afidi, il conteggio dei fiori di pesco e di pero
trasformati in boccioli di frutto.
Ma ciò che
ricorderò di più bello, perché prezioso come una rarità dimenticata, è proprio l'
aria.
Siddharta a Premuda
Nemmeno quando ero
ragazzino ho mai respirato una bontà così lieve, senza odori né rumori, quieta
e tersa, che ti fa voglia di gustarne ancora sospiro dopo sospiro, col sole
sfavillante e le Prealpi sullo sfondo così lontane e azzurre, ma che ti pare di
sfiorare con le dita, ancor spruzzate di candore sulle cime e tutto intorno a
te questa brezza tesa di bora... vento che accompagna le ore del mattino mai
lieve e, se lieve, pronto a risvegliarsi istante dopo istante; aria che ti
scuote e che ti rende operoso, che ti spalanca gli occhi verso l' immensa luce
del creato.
Che bellezza!
Peccato che tanti
manchino all' appello...
Peccato.
Tanti, un po'
troppi per un tempo di pace: tanti sono stati insieme vittime e responsabili nello
spingere nei polmoni quella miscela di polvere padana che ha loro schiacciato
la vita, così piena di rincorse, di malcontento, di impegni, di doveri, di
speranze fatte solo di paura per il futuro, di virus.
E' quella polvere padana
che ha veicolato il virus nei polmoni, insieme col ritmo ossessivo del
fatturato
che ha messo in disparte ogni prudenza, con l’ esigenza del
produrre che ha
fatto schiacciare come un rullo compressore la fragilità dei
più anziani....zona rossa la Brianza? Ma scherzi? Guai
chiudere!
Mascherina,
precauzioni, distanza, disinfezione…è giusto non è giusto?
Ma se sto distante,
ma se sono all’ aperto, ma se non tocco, ma se non abbraccio…è giusto non è
giusto?
Non stringo, non
bacio, posso solo guardare e diffidare…
Quello che sia un
portatore sano? Starnuta! Chissà chi ha toccato.
Quello è nero,
chissà da dove viene, chissà con chi è stato, chissà dove ha dormito.
Ma anche quello che
è bianco, lì seduto vicino, al bancone del caffé, chissà se ha la febbre e non lo dice.
Paura.
Paura tra noi.
Ancora paura che
striscia.
Paura costruita sulle cronache delle morti.
Paura tutta costruita dai
giornalisti e dai politici.
I primi per vendere
giornali e ricevere attenzione, i secondi per difendersi dalle polemiche degli
avversari (si dice parare il culo).
Nessuna convinzione
in quello che viene detto o scritto…solo norme su norme buttate là, mentre le
cose essenziali come lavarsi le mani o starnuitire nel fazzoletto ce le insegnava già la mamma sessant’
anni fa...E' questo il progresso. è questo il know-how?
Un bell’ esempio di
norma buttata là è dato da una Circolare chiarificatrice del Ministero della
Salute riguardante l’ Aggiornamento della Sorveglianza Sanitaria sulle
imbarcazioni da diporto.
Forse è il caso che
la frase precedente venga riletta…non è roba leggera: Circolare chiarificatrice,
Ministero della Salute, Sorveglianza Sanitaria, diporto.
Orbene, mi è
arrivato da parte della Lega Navale Italiana sez. di Venezia un solerte
comunicato riportante una circolare chiarificatrice del Ministero della Salute
“pressato da innumerevoli domande giunte da varie associazioni di diportisti”.
In questo comunicato vengono riepilogati diversi punti sulla sorveglianza
sanitaria sulle imbarcazioni da diporto.
Innanzitutto tale
sorveglianza vale solo per le imbarcazioni e non per i natanti (argomento già
trattato lo scorso mese di giugno a proposito del rinnovo del certificato di
sicurezza): è ovvio che per l’ Italico Legislatore il virus si possa prendere
solo a bordo delle imbarcazioni e non dei natanti, quindi le relative
precauzioni riguardano solo le imbarcazioni.
Già siamo presi
bene!
Oltre a ciò, se
siete armatori di una imbarcazione da diporto, dovete inoltrare la “libera
pratica sanitaria” solo all’ “Ufficio del Ministero della Salute competente per
il porto di scalo”.
In cosa consista la
“libera pratica sanitaria” non ve lo so dire.
Dove sia l’ Ufficio
del Ministero della Salute competente per il porto di scalo, nemmeno.
Sta scritto però
che tale procedura non si applica:
se navigate,
appunto, su un natante,
oppure se il porto
di partenza è lo stesso di arrivo,
oppure se la
navigazione tra scali diversi (nazionali) sia durata meno di 6 ore.
….Sempreché durante
queste navigazioni non abbiate imbarcato altre persone in operazioni off-shore
o di soccorso in mare.
Dovete rileggere,
vero?
Vi prego, non è uno scherzo!
Io ho riletto per 3
volte di seguito e alla fine ho capito.
Pertanto, al solo
scopo di farvi un favore, ricapitolerò:
IMBARCAZIONE: non
occorre inoltrare alcunché se fate un giretto e tornate al porto di partenza; nemmeno
occorre se navigate tra due scali nazionali per un tempo inferiore alle 6 ore;
occorre invece se nei casi precedenti imbarcate qualcuno; occorre se navigate per più di sei ore; occorre se provenite
dall’ estero.
NATANTE: non
occorre mai.
Ovviamente mi
restano alcuni punti che non ho capito: oltre sempre alla discriminazione tra
natanti e imbarcazioni, non ho capito la temporalità delle 6 ore.
Cosa c’ entrino le
6 ore di navigazione col contagio o con la possibilità di contagio vorrei mi
venisse spiegato.
Né ho capito,
appunto, quali siano le sedi dell’ Autorità Sanitaria Marittima cui inviare la
“libera pratica sanitaria”.
Non mi (ci) resta
che obbedire, perché i militari della Guardia Costiera possono controllare.
Ché, quando
controllano, devono applicare le norme.
Quando la Guardia
Costiera ci eleva un verbale in base agli artt. ecc. ecc.…. del Codice della
Navigazione, applica una norma su cui non si può discutere nel modo più
assoluto.
Ma, se siete
previdenti e avete qualche scrupolo, avete mai provato a chiedere informazioni normative agli uffici
della Guardia Costiera?
Troverete un
centralino che vi passerà qualcuno che non sarà in grado di darvele, o che vi
dirà che il tal sottocapo ora è fuori in servizio e di richiamare più tardi,
oppure un graduato più in alto vi dirà che “bisogna valutare il caso”.
Come privato
cittadino ho l’ impressione che la rigidità della norma valga per sanzionare,
ma non per far capire.
Peccato, perché
adesso si respirerebbe.
Adesso c' è
un'altra aria.
Non dobbiamo
riprendere a impolverare l' aria, padana o no che sia.
Ci siamo ricordati
che cosa siano stati un paio di mesi di segregazione?
Una segregazione ben
diversa da quella praticata dal nazismo e da qualsiasi guerra; una segregazione
senza carri bestiame, senza filo spinato, senza digiuni, senza cimici nelle
coperte… ma pur sempre una segregazione.
Ci siamo
improvvisamente ricordati di quanto sia bello fare una passeggiata in campagna?
Anche questa è una
speranza nuova.
Non dobbiamo
deluderla.
Non dobbiamo
riprendere a dimenticare le gioie semplici.
Se pensiamo già a
tornare come era prima, a correre per guadagnare, a dimenticare che a casa abbiamo i figli da educare,
a comperare l’ auto sempre più grossa, a farci venire un cancro il prima
possibile, ad avere paura del diverso, del futuro, del nero, dell’
handicappato, dell’ Agenzia delle Entrate, del contagiato… beh, allora è meglio
smettere di respirare...guardatevi questo filmatino.
Vivere per noi
stessi non è vivere…
Vivere è vivere per gli altri.
Ma ormai è già
autunno e quasi nessuno naviga più… E un altro tipo di virus è di nuovo in agguato.
Tanto vale non avere paura.
Il prossimo mese tornerò a parlare di barche usate in un modo un po' particolare. Spero vi interesserà.