1° puntata
Foto di Roberto Tonon
Questo è un
tema che mi ha sempre affascinato fin da quando ho cominciato ad imparare a
nuotare.
Anzi, ancor prima, ricordo che mentre giocavo sulla battigia l’ arrivare
dell’ onda sulla spiaggia, il suo abbandono della schiuma sulla sabbia e quindi
il suo lento ritirarsi letteralmente mi ipnotizzavano.
Lasciavo
paletta e secchiello e me ne stavo a fissare quell’ andirivieni continuo pieno
di riflessi, di scintillii e di ammiccamenti.
Così all’
università ho scelto di fare ingegneria idraulica e così sulle onde mi hanno
insegnato un sacco di cose…Allora già andavo in barca a vela sulle derive, ma poiché
credevo e credo più all’ esperienza che alla teoria mi sono messo a navigare
più lontano dalla costa così da scoprire come sono le onde più belle e più
vergini e quali sono i loro effetti piacevoli o spiacevoli.
Già
qualcuno potrà sorridere della mia definizione di onda vergine, dato che tutto
si può dire su di essa ma non certo che possa incontrare un ondo con cui
integrarsi e procreare ondini.
Questa
qualità appartiene solo dalle onde libere che viaggiano lontano dalle coste,
lontano dalle scogliere e che men che meno prodotte dal transito di qualche
imbarcazione.
Le onde
vergini hanno origine dall’ attrito del vento sulla superficie del mare ed hanno
così tanta acqua sotto di esse da non sentire la presenza del fondo; sono
spontanee e nel propagarsi la loro geometria non viene in alcun modo modificata.
Per queste
ragioni mi piace chiamarle vergini.
Poiché sono
il risultato dell’ energia che il vento è riuscito a scaricare sulla superficie
del mare, le loro caratteristiche che sono l’ altezza, il periodo e la
lunghezza, variano sulla base di tre parametri fondamentali: la velocità del
vento (in nodi Kn) , la durata del vento (in ore h) e la distanza lungo la
quale il vento ha agito, cioè il fetch (in miglia M).
MINI DIGRESSIONE
Ehm, lo so che
queste cose possono essere un po' indigeste...Le grandezze della fisica
come la velocità, le accelerazioni, i periodi, le frequenze
stanno un po' sullo stomaco, né più e né meno come
le parole dei medici quando si scrivono tra loro i pareri sui pazienti:
"Peristòma analitico ma palpabile, ipostomìa persistente,
coincidròma assente ma repulsivo, antalgìa sintomatica ed
evolutiva.... "
Del resto vi avevo avvertito che mi sarei ricordato prima o dopo di essere un ingegnere !
Ma abbiate fiducia, vedrete che l' argomento non è così ostico come sembra.
Non vi dico
per quanti anni l’ uomo si è sbizzarrito a misurare e a
mettere insieme questi
parametri per potere catalogare le onde.
Noi siamo soliti conoscere il
lavoro di catalogazione dell' amm. Beaufort (almeno credo fosse un
ammiraglio) il cui lavoro è riassunto dal diagramma seguente.
Il
diagramma di Beaufort ha il grande difetto di non fornire indicazioni di previsione che,
guarda caso, sono quelle che interessano di più a noi.
Voglio dire che prima di partire per una navigazione e nel caso mi
trovassi in una burrasca mi piacerebbe poter sapere con quali onde
potrei avere a che fare...
Ebbene, ci sono
riusciti gli Americani che, seguendo la loro indole tipicamente
anglosassone,
piuttosto che passare il tempo a cantare canzoni e fare e disfare leggi si sono
messi a raccogliere dati.
Pensate che
raccogliendo dei dati e mettendoli in ordine si potrebbe benissimo fare a meno
delle formule della fisica (che è un po’ ciò che fa nel suo progresso la
medicina); anzi spesso le formule della fisica sono state trovate proprio dopo
che sono stati raccolti e ordinati i dati.
Così è nato
il diagramma seguente, ad opera di Sverdrup Munck e Bretschneider (U.S. Army,
Coastal Engineering Research Center - 1971).
Se si
conosce la velocità del vento in nodi (in VERDE) e il fetch in Miglia (in ROSSO),
si può stimare sia l’altezza d’ onda vergine che si sviluppa H in piedi (in AZZURRO), sia
il suo periodo T in secondi (in VIOLA) purchè l’ azione del vento sia durata quanto il
tempo minimo riportato in ore in corrispondenza del punto individuato.
Insomma si entra con i dati in verde e in rosso (che si possono
relativvamente prevedere) e si esce con le grandezze in azzurro e in
viola.
Facciamo un
esempio, come è capitato in pratica a me.
Per
attraversare il mare Adriatico dall’ Istria (Poreč) all’ Italia (Caorle) si naviga per circa
Se c’è bora che soffia a circa 40 Kn e
poiché in mezzo al mar il fetch è di 40M, potremo incontrare onde alte 11 piedi
Questo dato
è indicato con un pallino rosso nel diagramma.
Sembrerà un
po’ strano che nel diagramma assuma un ruolo importante il periodo T in secondi
(e cioè il tempo che passa tra un’ onda e l’ altra), tuttavia se voglio avere
una valutazione dell’ onda non solo geometrica ma anche energetica, è proprio
il periodo la grandezza che ci serve.
Infatti è
il periodo che definisce quante volte si viene sballottati su e
giù ogni minuto
o ogni ora, ed è ancora il periodo che mi dice quanto verranno
sollecitate le strutture della barca e gli stomaci dell' equipaggio:
nel caso in esame un periodo di 7,5 s significa che la mia barca
sale e scende da quelle onde alte più di
Potete
quindi divertirvi - si fa per dire - nello stimare le onde vergini che potreste
incontrare partendo da Viareggio per andare a Marciana Marina sull’ isola d’
Elba dopo una sciroccata forza 6 di due giorni (occhio al Fetch che è
considerevole).
Un altro
fatto interessante è contenuto nella formula dell’ energia sviluppata da un’
onda vergine (non ve la scrivo perchè è piuttosto incasinata) perché contiene la
lunghezza dell’ onda che a sua volta dipende dal quadrato del periodo.
So che vi
interessa poco saper valutare l’ energia di un’ onda vergine, però vi interesserà di
più sapere che la lunghezza e il periodo sono collegati tra loro (L = f(T2)).
In altre parole se il tempo che passa tra un’ onda e l’ altra raddoppia, la
distanza tra le due onde deve essere 4 volte più grande.
Ciò fa
capire che - a parità di altezza - una serie di onde che si susseguono
rapidamente devono avere una lunghezza piccola, cioè essere ripide; mentre
invece una serie di onde che si susseguono più lentamente devono avere una
lunghezza grande, cioè essere quasi piane.
Per capirci
con un esempio, qualcuno di voi è in grado di rendersi conto della “ripidità”
dell’ onda di marea ?
Credo
proprio di no, infatti essa ha un periodo di circa 6 ore, pertanto la sua
lunghezza è talmente enorme che di fatto non si riesce a percepire
assolutamente la sua ripidità.
Tornando a
parlare di pratica e non di teoria, durante la traversata da Parenzo a Caorle a
me è andata un po’ diversamente da quanto più sopra diagnosticato dal diagramma
di Sverdrup Munck e Bretschneider perché, essendo appena finita una sciroccata
di un paio di giorni (l’ alto Adriatico va soggetto a questi cambi repentini di
direzione del vento in seguito al passaggio delle perturbazioni e in ciò sta la
sua pericolosità) le onde che ho incontrato non erano vergini.
Significa
che al di sopra di un mare lungo formato di scirocco (SSE), si è formato molto
velocemente un mare ripido di bora (NE).
Questo
fenomeno fa insorgere onde (non vergini, perché date dalla combinazione delle
altre) molto più brutali: in questo caso infatti diminuisce la lunghezza e
aumenta l’ altezza, cioè le onde sono decisamante più ripide.
Se invece a
un mare formato se ne somma un altro con lo stesso verso (a una burrasca ne segue
un’ altra col vento che soffia dalla stessa parte), le onde non più vergini
saranno sia più lunghe che più alte.
Nel primo
caso, che è quello che è capitato a me, le onde sono arrivate a circa
Ovviamente
ciò è successo perché ho continuato a mantenere la
rotta verso Caorle, cioè tenendo
il mare al traverso; lo so che sarebbe stato molto più agevole
prendere il mare
in poppa (è ciò che consigliano da sempre i sacri testi
di "navigazione con cattivo tempo"), ma così sarei andato ad
atterrare a Ravenna e, con buona pace per gli
amici romagnoli, eravamo invece attesi in Veneto a casa nostra.
Or che mi
sovvien, questa faccenda dell’ essere atteso è un fatto deleterio per l’ andare
in barca...Infatti il
nostro-omo Scarpacič diceva sempre:
“Si te capita de finìr le ferie dizemo el
quatòrdeze del mese, no sta ciaparte a traversàr el giorno istesso par tornàr a
casa. Progràmete la navigaziòn cussì da èsser vizin casa el dòdeze, e tiente un giorno franco par traversàr…
Si zè bel tempo traversa el trèdeze, cussì te resta
un giorno par riordinàr la barca.
Si fa bruto, ti ga un giorno in più par spetàr ch’
el mar se calme.
Ti vedarà che to mugièr, i fioi e i amissi i
restàra più contenti”.
“Se ti
capita di finire le ferie diciamo il 14 del mese, non ridurti ad attraversare
lo stesso giorno per tornare a casa. Programma la navigazione così da essere
vicino a casa il giorno 12, e tieniti un giorno di riserva per attraversare…
Se è bel
tempo attraversa il 13, così ti resta un giorno per riordinare la barca.
Se fa
brutto, hai un giorno in più per aspettare che il mare si calmi.
Vedrai che
tua moglie, i figli e gli amici resteranno più contenti”.