GLI EMISFERI DI DRITTA E DI SINISTRA - 2
Ovvero: ancora un po' di chiacchiere sul nostro essere poco marinai
Sdoppiare
un argomento in due articoli non è proprio il massimo, il fatto è che ho sempre
paura di diventare noioso, così mi vien spontaneo spezzettare quel che ho da
dire.
Avevo
tirato in ballo il diportista Anacleto, persona in grado di considerare con
equilibrio gli aspetti oggettivi e soggettivi delle scelte nautiche, che
avevamo lasciato al negozio di accessori nautici davanti alla scelta del
diametro della cima per sostituire la drizza.
Per
poter valutare il diametro più opportuno per sostituire la drizza della randa,
Anacleto si affida ancora all’ emisfero ingegneristico del suo cervello.
Il
tiro massimo sulla drizza della randa viene dato dalla somma di due contributi,
una forza che chiamiamo F1 e un’ altra che si aggiunge alla prima e che
chiamiamo F2.
F1 agisce quando si issa a segno la vela col
winch.
F2
agisce quando si cazza a ferro la randa di bolina stretta.
Ci
sarebbe anche una ulteriore forza, la F3, quando si mette in tensione il
Cunningham; ma Anacleto non la considera perché in crociera questa manovra non
si usa.
(L’
autore stesso, cioè io, non ha mai visto infatti in crociera qualcuno
interessato a smagrire il bordo di uscita della randa tesando il Cunningham ! (Adesso che ci penso non l’ ho mai visto
neppure in regata !))
Quindi
va considerata la somma di F1 + F2, ma quanto valgono F1 e F2 ?
Per
avere un ordine di grandezza del valore di F1, procediamo così:
misuriamo
la lunghezza della maniglia con cui agiamo sul winch di drizza da perno a perno
(ex 28 cm);
misuriamo
il diametro del tamburo del winch di drizza (ex 8 cm, cioè raggio 4 cm);
se
il winch ha una sola velocità il suo guadagno è 28/4 = 7
se
il winch ha due velocità e nella più lenta a 1 giro di maniglia corrisponde ½
giro del winch, il suo guadagno sarà (28/4) x 2 = 14
Ora,
quando tiriamo col braccio sulla maniglia quanta forza riusciamo ad applicare?
E’
la stessa che applichiamo sollevando una tanica da 25 l ?
Significa
che tiriamo la leva con 25 Kg che, col guadagno di 14, diventano 25 x 14 = 350
Kg sulla drizza.
Quindi
F1 è circa pari a 350 Kg.
Per
avere un ordine di grandezza del valore di F2, procediamo così:
Quando
tiriamo col braccio sulla scotta della randa applichiamo ugualmente 25 Kg ? Sì.
Allora
se il paranco della scotta ha 3 rinvii doppi, sulla randa agiscono 25 x 6 = 150
Kg.
La
randa li trasporta sulla penna, dove F2 è circa 150 Kg.
La
somma F1 + F2 = 350 + 150 = 500 Kg
Ora
è evidentissimo che tale modo di procedere è impreciso, ma sono talmente tanti
i fattori di imprecisione (che non riusciremo mai a conoscere) che alla fine dovremo
accontentarci dell’ ordine di grandezza delle cose, il che sarà comunque
sufficiente per guidare Anacleto nella scelta.
MINI
DIGRESSIONE PER I CULTORI DELLA PRECISIONE
Quando
parlo di fattori di imprecisione intendo riferirmi a:
il
raggio del winch di drizza e quindi il suo guadagno dipendono anche dal
diametro deformato della drizza;
la
sezione dell’ anima della drizza è tutt’ altro che costante mentre si stira;
gli
avvolgimenti della stessa sulla pastecca in testa d’ albero e sul tamburo del
winch determinano una tensione diversa tra le fibre situate all’ interno e
quelle situate all’ esterno delle curve;
quando
l’ anima è stirata anche la calza comincia a dare il suo contributo;
spesso
le fibre dell’ anima sono fatte da un materiale con modulo di elasticità
diverso da quello con cui è fatta la calza;
l’
intreccio dell’ anima ha geometria diversa da quello della calza;
l’
intensità di tiro delle braccia di una persona è diverso da quello di un’ altra.
Insomma,
se sommiamo tutte queste fonti di errore che non conosceremo mai, alla fine
credo sia proprio inutile cercare di fare i precisi...come spesso si vede fare nei vari blog.
FINE
DELLA MINI DIGRESSIONE PER TUTTI
Ora
Anacleto è assolutamente sicuro che questi 500 Kg, paragonati ai carichi di
rottura che il negoziante gli aveva citato (1200 Kg per il Poliestere
Prestirato e 4000 Kg per lo Spectra), fanno proprio da ridere !
Quindi
è ancor più convinto che il ragionamento vada svolto sugli allungamenti e non
sulla rottura.
Procediamo
così ad analizzare le possibilità offerte dai vari diametri della drizza in
Spectra.
CON
DIAMETRO DELLA CALZA 8 mm
Il
diametro dell’ anima (che porta il carico) è circa 6 mm ed è fatto da molte
fibre di sezione circolare anch’ esse.
Se
provate a riempire un cerchio con tanti cerchi più piccoli scoprirete che la
sezione riempita è circa il 53% di quella totale.
Quindi
la sezione utile di fibre del materiale (Spectra) è
A
= (0.3 x 0.3)^2 x 0.53 = 0.15 cmq
La
tensione cui lavora il materiale è
Sigma
= 500 / 0.15 = 3300 Kg/cmq
Con
un modulo di elasticità di 1.500.000 Kg/cmq, significa avere un
allungamento
Delta = 3300/1.500.000 = 0.0022 cioè dello 0.222 %
Se
la drizza di Lulù dalla penna allo strozzascotte è lunga 11+3 = 14 m, la
dilatazione totale sarà Dil = 14 x 100 x 0.22/100 = 3.1 cm
Rifacendo
i conti
CON
DIAMETRO DELLA CALZA 10 mm, si ottiene:
A
= 0.21 cmq
Sigma
= 2400 Kg/cmq
Delta = 0.158 %
Dil
= 2.2 cm
Naturalmente,
con lo stesso diametro, un Poliestere farebbe scendere la randa di circa il
doppio, cioè di circa 4 centimetri e mezzo.
Bene,
proprio bene!
L’
emisfero ingegneristico di Anacleto è soddisfatto, quindi Anacleto si sente di
poter decidere: vorrebbe che Lulù avesse una cima in Spectra da 10 mm, ma questa
gli costerà 11+11+3+1+1 = 27 metri x 8 = 216 Euro, che sono un bell’ impegno
finanziario rispetto ai 27 x 2 = 54 euro della cima in Poliestere...Si fa
quindi prepotentemente ri-sentire l’ emisfero psicologico: “Perbacco, 216
Euro contro 54 !”
Così
Anacleto (continuando a miscelare i due emisferi) si chiede se ne vale la pena.
La
miscela psico-tecnica nel cervello di Anacleto lo porta a considerare che in
una stagione isserà la randa di Lulù solo per una quindicina di volte e che
essa starà a riva solo per una cinquantina di ore in tutto.
Sì,
ora entrambi gli emisferi di Anacleto sono soddisfatti, così egli si sente
finalmente convinto nella scelta.
Ora
varrebbe la pena che l’ attento lettore (gli altri non importa) si ponesse la
seguente domanda: che drizza avrà scelto Anacleto ?
Naturalmente
non c’è risposta, nel senso che il lettore e Anacleto sono la stessa persona.
Ciascuno
di noi sarà libero infatti di miscelare come crede più opportuno i due emisferi
e pertanto sarà altrettanto libero di fare la scelta.
Così
sarà libero anche di criticare la diversa scelta fatta dal vicino di barca, ma
che ora gli apparrà molto più giustificabile.
Così
sarà per qualsiasi altra manovra, per qualsiasi strumento elettronico, per
qualsiasi accessorio di bordo sia su una unità a vela che su una unità a motore.
Ma
allora a che è servito tutto questo dissertare su carichi di rottura,
dilatazioni, materiali e diametri ?
Semplice:
nel caso la drizza si rompesse, ADESSO saremmo molto meno tentati di ricercare
periti e avvocati ai quali affidare la nostra ignoranza, perché la scelta che
abbiamo fatto è stata molto più CONSAPEVOLE.
Ci
sentiremo, con la scelta fatta, di accettarne le responsabilità sulle nostre
spalle e non di ricercarla o scaricarla sulle spalle di altri; e non è cosa da
poco, perché alla fine ciò si tradurrà in un grosso risparmio di tempo e di
risorse economiche (e forse di un po’ meno lavoro per me come perito nautico).
Fare
una scelta consapevole significa comportarsi molto più da “VERI COMANDANTI” e
molto meno da “FRUITORI DI NAUTICA”.
A
tal proposito mi torna alla mente lo zio Pino.
“Mi
cascassero gli occhi se a Pino gli è mai capitata un’ avaria in mare !” - diceva
Tullio, che teneva il suo Perversion ormeggiato vicino all’ Alpa dello zio, e
continuava - “A me ne sono sempre successe di tutti i colori, con questi
fottutissimi leccapalle dei maccanici !”
Tullio
leggeva spesso, come faccio io, i romanzi di O’ Brian e ne traeva spunto per il
suo intercalare da sottocassero di prora.
“Un
anno la girante mangiata e la temperatura sempre alta. L’ anno dopo la cinghia
che slitta e le batterie scariche (un casìno !). Nel ’78 la spia dell’ olio che
si accende per incanto laggiù alle Caprare… E il meccanico (che gli si
storcessero le budella a lui e a sua sorella) che mi viene a dire che va tutto
bene, che lui ha fatto tutto accuratamente, che sono solo fatalità…Lo so io che
fatalità sono…Buono a nulla figlio di una buona a nulla di cameriera in un bordello
!
Brutta
faccia butterata da scorreggia trattenuta !
Invece
a Pino, nulla. A lui mai nulla !
Lui
parte, naviga, torna e mai un accidente di niente.
Oh
come vorrei che il mio Volvo brontolasse come il suo Farymann !”
Così
diceva il povero Tullio.
Il
fatto è che lo zio Pino non solo si faceva i lavori lui, ma se proprio doveva
farli fare a un altro prima di partire controllava comunque tutto.
“Hai
fatto cambiare la cinghia dell’ alternatore ?” - diceva - “E che ti costa darle
un’ occhiata con la pila se effettivamente è nuova e provare con le dita se è
tesata bene ?
E
già che ci sei vedi se il tuo meccanico ha serrato bene il dado del regolatore
di tensione, che non ti si molli in navigazione.”
“Bravo”
- replicava Tullio - “così tanto vale che il lavoro me lo faccio da me !”
“Appunto
!” concludeva lo zio.
Quella
volta che a zio Pino, traversando il canale d’ Otranto durante la notte, gli si
spezzò una crocetta (sull’ Alpa l’ albero era di alluminio ma le crocette erano
di legno), non appena arrivò a Otranto non si attaccò al telefono per chiamare
il cantiere, il perito e l’ avvocato.
Nossignore,
prese semplicemente il bansigo, andò su, la smontò, andò in cerca di un
falegname, la verniciò, la rimontò e il giorno dopo l’ Alpa navigava nuovamente
verso Brindisi.
“La
vita è breve - diceva - e le ferie lo sono ancor di più. A che mi giova stare
fermo ad aspettare accertamenti, deduzioni e carte bollate? La barca mi serve
per andare a baie, non per andare a tribunali !
Se
mi si è rotta la crocetta “mea culpa”, sta pur certo che da oggi in poi non se
ne romperà più un’ altra !”
Sei
e sarai sempre grande, zio Pino !
Ci vediamo il mese prossimo con un ulteriore chiacchierata sulle chiglie che si staccano....