ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
SETTEMBRE 2018


IL RITRATTO DEL DIPORTISTA IDEALE

 Credo che qualcuno tra voi lettori non sarà molto sereno dopo la lettura dell’ articolo di questo mese. 
In genere infatti risulta piacevole ridere delle meschinità degli altri finché non ci si accorge che si sta parlando delle proprie, allora scatta la permalosità e viene meno il buonumore.

E’ ciò che succedeva alla fine delle commedie di Molière o di Goldoni e, in tempi più recenti, di De Filippo…
A proposito di De Filippo, vi riporto tutta la saggezza di questa illustre famiglia di attori e commediografi nella frase: “La donna si sposa sperando che il marito cambi….ma non cambia, l’ uomo si sposa sperando che la donna non cambi…invece cambia!”
Tornando all’ argomento del titolo, le righe che seguono non sono certo state scritte con l’ intendimento di offendere qualcuno, tuttavia un po’ di risentimento lo possono sollevare soprattutto in chi tra voi non è portato all’ autoironia.
Il ritratto del diportista ideale è un misto di interesse per la tecnologia, per la fisica, per la meteorologia, per il bricolage, per lo svago, per la poesia.
Queste discipline sono tutte connesse nel diportista e coesistono più o meno sviluppate in ciascun individuo; è un mix bellissimo se dosato con omogeneità, purtroppo però il loro coesistere spesso non è equilibrato.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per la tecnologia e quindi si interessa delle applicazioni dei nuovi materiali o dell’ elettronica, riempiendo la plancia o l’ impiantistica di bordo di accessori collegati tra loro come neuroni in un cervello.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per la fisica e quindi si interessa del miglioramento dell’ idrodinamica, dell’ aerodinamica o della meccanica, riempiendo la barca di rinvii e manovre e adottando profili e vernici iper-performanti.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per la meteorologia e quindi si interessa dell’ esame dei vari siti web comparandone le previsioni tra loro e con gli strumenti tradizionali e standosene col naso all’ insù ad osservare le forme delle nuvole.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per il bricolage e quindi non perde un' occasione per passare il proprio tempo libero a lavorare di mani e cervello, realizzando miglioramenti di bordo e studiandone l’ evoluzione nel tempo sotto forma di utilità e usura.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per lo svago e quindi si interessa pressoché di nulla al di fuori del vedere quanti giorni liberi può avere per organizzare week-end e ponti vari da trascorrere in porto o al largo.
C’è chi ha più sviluppato l’ amore per la poesia e quindi si interessa solo nel riuscire ad emozionarsi trovandosi immerso nell’ azzurro del cielo e del mare, o nel grigiore della nebbia, o nello scintillio delle stelle.
Una multidisciplinarietà insomma che è una grande risorsa per una persona, sempreché resti tale e non esageri troppo in un solo settore.
E’ quando avviene questo che la grande risorsa si trasforma in una pena infinita.
Prendete una disciplina qualsiasi di quelle che ho elencato e fate che essa diventi la mania della persona: quello che ne esce dal punto di vista nautico (ed anche umano) è comunque un disastro. Diventa impossibile infatti riuscire a navigare se un armatore è “monodisciplinare” non solo, ma diventa anche impossibile conviverci.
Immaginate, chiudendo gli occhi, le condizioni della barca di un “monodisciplinare”, uno qualsiasi…anche quello che in apparenza sembrerebbe colui che ha la barca più in efficienza di tutti: quello che ha amore solo per il bricolage, per esempio… ebbene la sua barca è una officina !
E’ un laboratorio dove nei gavoni c’è spazio solo per attrezzi e vernici, le cuccette sono senza materassi e ingombre di segatura, il frigo è mezzo fuori e mezzo dentro dalla sua sede perché “sta verificando da dove viene una perdita di condensa”, il tavolo di carteggio non c’è perché “è a casa in verniciatura”, i tubi del wc sono scollegati perché “l’ ultima volta non ha fatto in tempo a lubrificare le valvole”, e via di questo passo…In altre parole la barca non è in grado di navigare.

 

Immaginate ora le condizioni della barca di uno che ha amore solo per lo svago: è un cesso !
E’ una latrina dove la muffa regna sui cuscini, le ragnatele invadono gli armadi, la ruggine ricopre silent-block e testa del motore, i fili penzolano dall’ alternatore, i rubinetti dei lavelli sono bloccati, le valvole delle prese a mare costituiscono un blocco unico con lo scafo, la sentina…..(beh, meglio non parlarne, ma non è certo immaginabile come sede di un “Arbre Magique”)    …. In altre parole la barca non è in grado di navigare.

 

Ma anche dal punto di vista umano lo stare insieme a persone del genere è tutt’ altro che facile.
La monodisciplinarietà trasforma la personalità dell’ individuo portandolo a valutare gli altri col suo stesso metro e a tentare con ogni mezzo di convincerli che il suo modo di intendere le cose sia quello giusto.
Per esempio uno che ha amore solo per lo svago vi considererà dei fessi se parlerete del vostro lavoro, cercherà invece di programmare il prossimo ponte così che voi vi rendiate conto degli strepitosi effetti che può avere il passare tre giorni in barca con lui.
Ora ciascuno di voi può immaginare le situazioni e le reazioni causate dalla frequentazione di un “monodisciplinare”: probabilmente nella vostra vita vi sarà già capitato e avrete già optato per il divorzio, nel senso che lo avrete già cancellato dalla vostra rubrica telefonica…
…E quasi sicuramente avrete compreso che la visione della sua barca non è quella che voi vi aspettavate come definizione di “imbarcazione da diporto”.
Ecco, se dovessi pensare a quale sia la definizione di barca mantenuta correttamente (e quindi governata da un diportista ideale) credo che direi “quella che naviga”.
Solo la barca che naviga ha “tutte le cose che servono per quello scopo” che effettivamente ci sono e funzionano correttamente.
Il problema è che le nostre darsene (ma anche quelle dei Croati, dei Francesi, degli Olandesi, ecc..) sono piene zeppe di barche che non navigano.
Noi stessi quando comperiamo una barca siamo pieni di grandi propositi sul come e quando solcare le onde, ma poi, dopo appena qualche stagione, finiamo per considerare l’ ormeggio nella darsena come un parcheggio semi-permanente per la nostra barca.
Così inizia il disuso e, prima tutte le parti metalliche poi quelle lignee poi quelle tessili e infine quelle plastiche iniziano il loro progressivo invecchiamento senza manutenzione…Povere barche !
Un concentrato di idee, di manualità, di tecnologia, talvolta anche di pura passione, ideato e poi realizzato da architetti e maestri d’ ascia, ma alla fine inutilizzato.
Allora noi che possiamo fare ?
E’ pur vero che la barca incarna, insieme agli elementi sui quali si muove, l’ ideale di libertà che è nei nostri sogni, quindi ognuno di noi è libero di continuare ad essere quello che è, con tutte le esagerazioni del caso….Tuttavia questo non è un bel modo di essere.
E’ meglio dare con gli anni qualche “colpo di carta vetrata” al nostro carattere, così da eliminarne gli spigoli, o meglio “le spigolature”.
Moderare le nostre esagerazioni e lasciar spazio alle altre discipline.
Le nostre barche ci ringrazieranno insieme a chi ci sta intorno.
Soprattutto però dobbiamo navigare….





 

Avere una barca significa essenzialmente mollarla dai guinzagli che la tengono vicina alla terra per lasciarla correre e saltare sul mare e nel vento.
Una barca che naviga, dentro, è molto più asciutta di una che sta ferma.
La barca è costruita per essere bagnata fuori, ma non tollera di esserlo anche dentro.
Gli arredamenti e gli impianti all’ interno non devono e non possono giacere sempre immersi in un’ atmosfera carica di umidità; fuori gli spruzzi e la pioggia possono sbattere sulla coperta e sull’ opera morta, ma dentro l’ aria deve potersi rinnovare continuamente.
Fate un piccolo esperimento: mettete un filo di rame, una cornice di legno e un pezzo di stoffa dentro un pozzetto del vostro giardino; metteteci sopra il coperchio (chiusino) e lasciatelo lì per un anno; quindi andare a vedere il risultato.
Avere una barca chiusa e con un po’ di acqua in sentina, equivale a mantenere metalli, legni e stoffe in un ambiente quasi saturo di acqua (la % di umidità relativa varia con la temperatura, ma la presenza di acqua che cerca di evaporare o che ricondensa a seconda della situazione mantiene l’ aria sempre vicina alla saturazione…lo sapevate, vero?).
Anche per questo è essenziale mantenere la barca asciutta dentro: se esiste una perdita di acqua (sia di acqua salata dal mare che di acqua dolce dal cielo) questa va con pazienza ricercata e eliminata al più presto; direi che ciò è la prima cosa da fare per mantenere bene una barca: curare che la sentina sia asciutta.
In questi anni ho visto un po’ di tutto nelle barche, ma la correlazione tra una sentina bagnata da una parte e le muffe sulle tappezzerie e la corrosione sulle parti metalliche interne dall’ altra sono impressionanti.

 

Quindi poco importa se una lampadina non funziona (a meno che non sia un fanale di via) o se la cicalina della messa in moto non va, ma avere una sentina asciutta è determinante.
Una cosa inoltre che reputo molto negativa (molto) riguarda quasi tutti i diportisti, indipendentemente dalla loro più o meno spiccata “disciplina di appartenenza”: è la mancanza della tenuta del diario di bordo.
Il diario di bordo non è solo “un ricordo di dove si è stati e con chi”.
Da pochi dati riportati nel libro di bordo si possono stimare con molta precisione i consumi sia del carburante che delle scorte idriche e alimentari.
Da esso si può avere un portolano aggiornato sulle condizioni degli ormeggi delle baie, delle darsene e del segnalamento marittimo che si sono visitati e avvistati.
Da esso si può avere un riferimento preciso sui codici dei ricambi di uso più frequente: filtro olio, filtro gasolio, cinghie, girante pompa.
Da esso si può avere un chiaro promemoria delle revisioni e sostituzioni fatte sul motore e sugli impianti.
Quante volte ho chiesto a un qualche armatore “Da quanto ha cambiato il filtro dell’ olio?” e la risposta è stata: “Non so, se ne occupa il mio meccanico !”
E cosa volete che ne sappia un meccanico, che vive e opera a terra su un centinaio di barche diverse, di che cosa e perché ha cambiato sul vostro motore tre anni prima ? …Ma voi sì, anche se in cuor vostro magari propendete più per l’ amore nello svago e nella poesia !



Tuttavia, alla fine di queste amenità, esiste un diportista che supera tutti gli altri in termini di particolarità (e pericolosità): è colui che ha sviluppato l’ amore per se stesso.
Ne ho incontrati pochissimi (è merce rara) ma veramente tosti (non si schiodano mai dalle loro convinzioni).
In genere hanno quella indefinibile età a cavallo della pensione tale da permettersi di travestirsi da navigatori ultra esperti anche se non lo sono per nulla.
Si presentano come conoscitori profondi della propria barca e, naturalmente, di ogni altra cosa abbia navigato e navighi, dai pedalò, ai traghetti, alle superpetroliere ai pescherecci.
I materiali tradizionali o moderni sembra che li abbiano sempre usati fin da quando giocavano nella culla, di essi conoscono tutti i difetti possibili (e mai i pregi).
Le regate e le crociere che hanno fatto sono assolutamente innumerevoli, così come le migliaia di miglia e le centinaia di avarie che hanno sempre brillantemente superato (non come i loro vicini di banchina che invece le hanno tutte sempre drasticamente subite).
Quando cominciate a far loro notare che nella loro barca non ci sono le giacche di salvataggio, sentenziano che non servono.
Quando cominciate a far loro notare che nella loro barca c’è acqua in sentina, sentenziano che la mattina non c’era.
Quando cominciate a far loro notare che nella loro barca c’è una colatura da un oblò, sentenziano che è un riflesso della luce.
Quando cominciate a far loro notare che nella loro barca i silent-block sono arrugginiti, sentenziano che il loro meccanico ha detto che stanno bene così.
Quando cominciate a far loro notare che nella loro barca ci sono le cacche dei topi, sentenziano che il loro nipote in pieno Quarnaro ha rovesciato una scatoletta di tronchetti di liquerizia (e che per forza qualcuno di essi deve essere scappato via al loro esame dopo le pulizie della sentina).
Sono dotati di una incrollabile fiducia in se stessi e in quel che dicono e, quando fate loro gentilmente ma risolutamente capire che la loro barca non volete comperarla, cominciano a inveire contro di voi per il tempo prezioso che avete loro fatto perdere e per il fatto che “non ne capite assolutamente nulla di barche” e che è meglio così piuttosto che la loro “Hully Dolly VII” vada a finire nelle mani di uno che non potrà altro che trattarla male.
Sarà un caso, ma quei pochissimi che ho incontrato erano tutti di……
(Eh, mica sono così scemo di dirvelo; tuttavia è un posto dalle mie parti, dove pare che “il diportista che ama se stesso” viva e ancora indegnamente prolifichi) !

 

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